I classici e noi
"Si vuole trasformare l'educazione storica in un racconto epico e identitario, centrato quasi esclusivamente sull'Europa e sull'Italia. Il mondo nella sua vasta interconnessione […] viene relegato ai margini. Gli alunni di prima e seconda primaria saranno chiamati a conoscere 'personaggi e vicende di Bibbia, Iliade, Odissea ed Eneide'.
In un contesto globale dove le informazioni viaggiano istantaneamente da ogni angolo del pianeta, questa visione è non solo anacronistica, ma profondamente pericolosa. Impedisce la comprensione e la critica al passato coloniale occidentale e non è in grado di fornire chiavi di lettura efficaci per comprendere la complessità e le interconnessioni che caratterizzano il nostro presente. […] Il rischio è che si imbocchi una via di assimilazione alla cultura dominante, con tutta la violenza che un processo del genere implica."
"IL PERICOLO DI UN'UNICA STORIA" (1)
Queste affermazioni sono contenute in un volantino del Movimento steso in occasione delle manifestazioni, che il 18 ottobre, in quasi 40 città d'Italia hanno denunciato i limiti e i pericoli delle Indicazioni Nazionali 2025 e noi lo confermiamo.
I pericoli non sono legati alla proposta di importanti opere culturali del passato, ma nella presentazione di tali prodotti come creazioni 'di proprietà' di un particolare gruppo umano.
Pensiamo che ogni prodotto vada guardato con occhi consapevoli dell'intreccio di fonti cui ha attinto e vada messo a confronto con altre produzioni, esercitando la critica che permette di comprendere e di apprezzare.
Indispensabili per aiutarci a leggere la complessità della realtà, nelle sue variegate forme e anche a dirci qualcosa di noi, nel rispecchiamento che si crea nell'atto di lettura, i classici possono insegnarci, come ci ricorda Calvino, "la durezza, la pietà, la tristezza, l'ironia, l'umorismo, e tante altre di queste cose necessarie e difficili" possono essere "un nutrimento per una morale rigorosa, per una padronanza della storia" e aiutarci a sostenere "Il rigore di linguaggio, il rifiuto di ogni compiacenza romantica, il senso della realtà scontata e difficile, la non adesione alle apparenze più vistose, l'avara presenza del bello e del bene". (2)
Concordiamo anche con Maurizio Bettini che ci ricorda la contemporaneità dei classici latini e greci, che ci aiutano a capire e interpretare il presente. (3) Si tratta di liberarli da vesti e funzioni improprie, elitaristiche.
Riteniamo sia necessario andare al di là dei 'proclami' per incoraggiare a cercare e cogliere il senso dell'educazione letteraria. Perché l'approccio alla grande letteratura non sia solo formale, superficiale, ridotta a insegnamento trasmissivo stucchevole.
Non siamo per sottrarre opportunità di conoscere e dialogare con le opere del passato, ma per aggiungere, proporre anche altro, educare al confronto.
Denunciamo il pericolo di riproporre uno sguardo 'coloniale' sui nostri classici, che, dalla fine dell'Ottocento ne ha impregnato di suprematismo culturale la lettura e la comprensione.
Ribadiamo che ai classici va restituita dignità e che proprio la presenza di mille lingue e culture nella nostra vita e nella nostra scuola debba sostenerci in un lavoro di 'liberazione'.
Crediamo che in questo lavoro non si possa prescindere dall'attenzione responsabile alla 'pratica didattica' per appassionare i ragazzi e le ragazze e dare un respiro nuovo all'incontro col passato.
Dare spazio alla narrazione storico-letteraria e anche linguistico-filologica e all'indagine linguistica dei classici apre uno sguardo antropologico complesso sulla realtà multiforme di oggi fatta di multiculturalismo e plurilinguismo.
La pluralità dei linguaggi non è solo sincronia ma anche diacronia, andirivieni nello spazio e nel tempo.
È necessario fare i conti con la complessità in cui viviamo immersi, col fatto che negli antichi testi in qualche modo fondatori di larga parte della cultura europea, si incontrano metafore, modalità descrittive, polisemie che, dall'antichità originaria arrivano fino a noi. Si può lavorare sui miti, lontani nello spazio e nel tempo ma di grande significato per l'educazione storica e letteraria.
È importante affrontare analisi nuove su ciò che l'umano contemporaneo produce, usa e consuma come oggetti culturali. Milioni di esseri umani creano cultura, poesia, letteratura, arti visive... a partire da altre visioni e concezioni. Non possiamo rinunciare ad educare alla reciprocità degli sguardi.
Il nostro contesto di insegnamento non può essere abitato solo da proposte legate a una cultura letteraria 'occidentale' suggerendo implicitamente disprezzo per altre culture.
Oltretutto i termini 'Occidente' e 'Oriente' si stanno di nuovo ideologicamente caricando, nuove e antiche ambiguità si delineano, da geografici questi termini stanno ritornando ad essere politici, culturali, ideali.
Essere 'occidentali' per noi non significa 'stare nel giusto' o 'essere i migliori', significa esserci con limiti, indeterminatezze, sguardi allargati che ci arricchiscono e completano, rendendoci disponibili per convivere in PACE.
P.S.
Per le ragioni suddette nel MCE la condivisione di esperienze legate a stimoli offerti dalla lettura dei classici a scuola è stata spesso presente. È stata proposta anche in numerose pubblicazioni del Movimento, tra cui ricordiamo, come esempi:
-M. Tutino T. Tomassetti R. Montinaro F. Gaeta E. Corazza, N. Lanciano, A scuola di miti e di scienza, Junior Bergamo
-R. Passoni, A partire da un libro, Junior Bergamo
-C. Pace R. Ortolano, In dialogo con gli antichi. Percorsi di ricerca sui classici, Asterios, Trieste
Gruppo nazionale Lingua MCE
- Chimamanda Ngozi Adichie, Il pericolo di un'unica storia, Einaudi, Torino
- Italo Calvino, Una pietra sopra, Discorsi di letteratura e società, Mondadori, Milano, 2002
- Maurizio Bettini, I classici nell'età dell'indiscrezione, Einaudi
